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-COMMENTI-CAAD 2006-Valentina Pennacchi-
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NUOVE SOSTANZE. MANIFESTO DELLA RIVOLUZIONE INFORMATICA.

 

“L'uomo della civiltà post-industriale ed elettronica può rifare i conti con la natura perché se l'industria manifatturiera doveva dominare e sfruttare le risorse naturali, quella delle informazioni le può valorizzare. Almeno nei paesi tecnologicamente avanzati, questo strutturale cambio di direzione apre l'opportunità a un "risarcimento" di portata storica. In zone spesso costruite a densità altissime si può iniettare ora verde, natura, attrezzature per il tempo libero.”

 

Leggendo il testo e in particolare soffermandomi a ragionare su la seguente frase: "In zone spesso costruite a densità altissime si può iniettare ora verde, natura, attrezzature per il tempo libero.” Viene fuori finalmente la consapevolezza di avere spazi architettonici ricchi anche di zone verdi per il "fruitore della città".Spazi con un riscatto di verde e spazi pubblici.

Quello che mi è tornato in mente all'improvviso è un intervento "agopuntura urbana" proposto in Brasile.Qui alcuni architetti del luogo stanno fronteggiando "la decadenza estetica provocata dalla costruzione inarrestabile con le stesse sostanze che ne sono all'origine." La concentrazione della popolazione brasiliana nelle città è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni: la costruzione vertiginosa, una delle maggiori caratteristiche del panorama urbano, sta portando a una saturazione veloce delle "brown areas". L'architettura dunque serve come una medicina a curare e controllare la città in continua evoluzione. Si può parlare quindi di "un'agopuntura urbana",che aiuti gli abitanti a costruire una propria relazione con la città.

La scelta presa, nel particolare da questi architetti, come Carlos Teixeira, è quella di non continuare a costruire ex-novo, aumentando il numero già incalcolabile di edifici, ma lavorare sull'idea di vuoto, sugli interstizi lasciati dalla speculazione edilizia, occupandoli con interventi effimeri e poetici. E' una maniera di agire che condivido pienamente, al fine di raggiungere una visione di "nuova città" vivibile in maniera del tutto personale, dove nella scenografia di un ipotetico teatro compaiono un groviglio di scorci caotici e disordinati e poi all'improvviso "autentici monumenti" tutto al servizio del "protagonista". Si considera la città come fosse un brano da riscrivere e riordinare e questo compito è affidato all'anonimo fruitore.

 

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